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Racconto di pura fantasia i cui protagonisti sono persone maggiorenni e consenzienti. Tuttavia dato il contenuto fortemente erotico, consiglio la lettura solo a persone consapevoli.
Adesso ti racconto come è nata la mia passione per i clisteri. Sai, tutto e' cominciato l'ultimo anno in colonia, dove prestavo servizio come inserviente a poco più di 18 anni , quando la caposala, una bella donna di circa 45 anni, mi ha portato in una stanzetta. Era una stanzetta delle scope, sempre chiusa a chiave. Al suo interno solo una seggiola di metallo, un lettino, anch'esso di metallo, con un materassino in gomma, un lavabo, uno scaffaletto con antine e sul ripiano superiore dei guanti, un asciugamano ed un barattolino, mentre una semplice tenda la separava dal gabinetto attiguo. Ad un treppiede era appesa una sacca con un lungo e sottile tubo. Mi disse che doveva farmi il clistere e io anche se non capivo bene, mi misi subito a piangere. A lei piacque instaurare una lunga e dolce trattativa ed alla fine si disse disposta a rinunciare. Ho capito dopo che era molto esperta perché d'improvviso è diventata decisa e autoritaria. Ha infilato la mano sulla cintura, mi ha trascinato alla sedia, si è seduta , e mi ha calato pantaloni e mutandine in modo che mi bloccassero le gambe. A quel punto mi ha messo di traverso sulle sue ginocchia e mentre con la sinistra mi teneva, con la destra ha iniziato a sculacciarmi con forza per disciplinarmi e rendermi obbediente. Poi me lo ha proprio chiesto ed io piangendo dal dolore ho risposto di sì ed ho smesso di agitarmi, mi aveva domato. Allora, più tranquilla e soddisfatta della sua vittoria, ha preso la vaselina e dopo un delicato massaggio esterno mi ha penetrato il buchetto con l'indice, lentamente e costantemente per tutta la sua lunghezza. Mentre me lo ammorbidiva, i suoi movimenti circolari mi provocavano immensa vergogna assieme ad un indefinibile piacere. Poi mi sono sentito qualcosa che non era un dito, lo capivo da come mi dilatava fluido e deciso, l'oliva immediatamente seguita da un flusso caldo che capivo essere acqua : il clistere era iniziato lento e inesorabile. Solo allora lei ha ripreso a parlarmi, per dire che ero un bravo ometto ed ubbidiente proprio come piaceva a lei. Nonostante questo, riprese a sculacciarmi ,ma questa volta senza violenza in modo ritmico, per facilitarlo e renderne irreversibile gli effetti. Mi ricordo che chiudeva il rubinetto al primo forte stimolo , passato il quale lo riapriva perché sapeva bene che non mi aveva ancora riempito completamente. Alla fine mi ha detto che dovevo aspettare un paio di minuti perché facesse effetto e mi pulisse per bene, sopportando gli spasmi sempre più forti. Quando a suo insindacabile giudizio lo ritenne opportuno, aprì la tenda del gabinetto, ed ho capito solo molto dopo che quello era il momento che aspettava di più. A quei tempi in colonia si usavano le turche, più pratiche e facili da pulire. Ho sentito tutta la sua forza di donna matura mentre mi sollevava da dietro sopra il buco, a gambe aperte con le ginocchia flesse sul petto, intimandomi di fare presto perché non aveva tempo da perdere. Ma invece era lei a dirmi quando scaricare abbassandomi e quando invece trattenere alzandomi, facendomi contemporaneamente dondolare avanti e indietro per stimolarmi in quella altalena che era a tutti gli effetti la sua perversa danza erotica. Io ero impietrito per la vergogna e l'umiliazione , completamente sottomesso ad una autorità che non provavo minimamente a discutere. Era quello che desiderava, percepiva chiaramente il suo potere su di me. Dopo di quello, ovviamente , mi ha fatto il clistere pressoche' ogni giorno, e mai a ore fisse .Decideva lei quando, facendomelo capire con una furtiva sculacciata. Il finale era sempre uguale, ed oramai lo ed avevo imparato ad assecondare i suoi movimenti anziché contrastarli, ma cominciò fin dal secondo giorno a far precedere la sacca da 2 perette rosse. Sapeva bene che la loro semplice visione mi eccitava, così come il loro flusso più violento che sapeva modulare con maestria, ed il loro scroscio quando le estraeva e le riempiva. E poi le posizioni, non so quante ma penso tutte, passando dalla sedia al lettino ed infine al materassino sul pavimento, la sua fantasia non aveva limiti. Non era sempre autoritaria. Ricorderò sempre un dolcissimo clistere con lei seduta sul materassino e la schiena appoggiata al muro mentre mi teneva abbracciato offrendomi il seno.Sopportai a lungo gli spasimi di fine sacca, anzi non li sentii proprio, pur di non staccarmene.Il piacere di mungerle a turno entrambe le mammelle, strizzandole con le mani, fino a farne uscire tutto il latte immaginario, era indescrivibile per entrambi e fu l'unica volta che si lasciò andare gemendo per tutto il tempo .Mi pareva quasi di averla posseduta e lei deve essersene accorta e forse ne ha avuto paura perché al suo segnale il giorno dopo nella stanzetta e non trovo lei ma la sua assistente, una ragazza di neanche 20 anni, bassa ,molto formosa, brufolosa con mani tozze, voce roca, ed antipatica. Mi ha subito detto che se non stavo buono avrebbe chiamato aiuto e detto che le volevo fare del male. Quando ha visto che sono rimasto zitto dalla paura, ha subito voluto realizzare le sua fantasie infilandomi il culetto così, in piedi, tutta eccitata con il dito insalivato, ovviamemte facendomi male .Aveva preparato uno strano strumento: una lunga cannula con una pompetta ed un secchio di acqua. Seduta sulla sedia mi ha fatto a mia volta sedere rivolto verso di lei, entrambi a gambe larghe . Adesso si era calmata e questa volta, da sotto, ha potuto ben lubrificarmi con la vaselina, e farmi conoscere, come certo desiderava, ogni dito della mano prima di infilarmi la lunga cannula ed iniziate a pompare mentre mi guardava fisso negli occhi per vederne gli effetti, e quando gli dicevo che ero pieno, si fermava per poi ricominciare compiaciuta.. Poi anche lei, evidentemente istruita, mi ha fatto scaricare nel solito modo. Ma io sentivo che era un altra persona, meno pratica meno abile ed al tempo stesso più violenta e sbrigativa. Alla fine mi ha rimesso sulle ginocchia, questa volta di traverso ed infilato, in un mare di lacrime da parte mia, le mie prime due supposte di glicerina. Da quel giorno prese la buona abitudine, secondo lei, di impartirmene due al giorno. Aveva il vantaggio che poteva farlo in fretta, praticamente in qualunque circostanza.Mi chiamava in disparte tenendole in mano già scartate e belle morbide. Provvedeva personalmente ed in modo rapido ad abbassarmi i pantaloni e mettermi la mano sulla testa per farmi piegare giusto il minimo necessario per inserirmi la mano ben insalivata tra la natiche e poi aprirmele. Trovava sempre il buchetto al primo colpo e non rinunciava al piacere di farmi gemere accompagnandole fino in fondo con il suo tozzo indice. Oramai sapeva che, anche se non era la capa, ed aveva solo qualche anno più di me, le dovevo comunque obbedienza. Arrivò il giorno in cui mi fecero il clistere assieme e devo dire che me lo aspettavo. In una posizione molto semplice, nudo sul fianco sinistro a gambe raccolte e per la prima volta bendato perché non potessi vedere chi mi pratica la peretta, quattro, due per ciascuna alternandosi.Io però percepivo chiaramente la differenza nell'inserire, nello spingere e perfino nel rumore finale. Poi fu la caposala a farmi trattenere tenuto sulle sue ginocchia ma la ragazza ad ogni buon conto mi tappo con il pollice. Poi per lo scarico provarono a farlo assieme ma non riuscendoci, si alternano, ogniuna a modo suo. Il giorno successivo, stranamente, e dopo due settimane, la caposala non mi cercò .Capii il motivo quando ricevetti il segnale dalla sua assistente che mi intimò di seguirla nello stanzino. Chiusa a chiave la porta, mi disse che per le ultime due settimane di permanenza in colonia, sarebbe stata lei a farmi fare il bravo ragazzo. Da quel momento uso ' sempre una sola posizione : sul pavimento sopra al materassino sulla schiena a gambe alte e completamente raccolte abbracciando le braccia dietro le coscie. Tra tutte non è forse la più erotica ma di certo, e di gran lunga, la più succube e remissiva. Mi disse che era la posizione che il ginecologo aveva usato il giorno precedente per visitarla, in mancanza del lettino. Aggiunse anche che era ancora vergine e quando il medico se ne è accorto, aveva preso la vaselina e le aveva palpato a lungo l'utero, con una mano sulla pancia e l'altra per via rettale, prima con il solo indice e poi con indice e medio assieme e che questo l'aveva imbarazzata. Più tardi ho realizzato che in realtà, sapendola ancora illibata, l'aveva prima fatta gemere mentre le dilatava l'ano e poi comandata a lungo, facendola godere senza pudore, mentre provava il suo primo violento orgasmo anale. In pratica, anche se ancora signorina, si era preso lo ius primae noctis e l''aveva sverginata, lasciandola intimamente sconvolta. Per questo era la sua posizione ideale per rivivere le sue fantasie, per praticarmi le sue accurate ispezioni digitali, per infilarmi con la pera dopo avermela fatta palpare, adorare come diceva lei ,oppure per riempirmi con la sacca. Le uniche varianti erano la cannula morbida per tutto l'intestino, che alternava con una ruvida oliva che si era costruita. Un altro vantaggio era che poteva farmi dondolare per riempirmi bene mentre il culetto risuonava sotto i colpi di un pad molto flessibile di bamboo. La sentivo diventate di giorno in giorno più esperta, più sicura, ma più inflessibile e dura allo stesso tempo, pretendeva che la chiamassi padrona e che le dessi del lei, anche se eravamo poco più che coetanei , perché sapeva la vergogna che provavo. Come erano diverse la caposala e lei . La prima parlava poco e solo per dirmi che ero un bravo ometto e molto ubbediente, e mi aveva fatto piangere solo la prima volta. La ragazzina no. Lei non stava mai zitta, mi parlava in continuazione e pretendeva che io facessi altrettanto, facendomi confessare compiaciuta le mie emozioni e fantasie , informandosi di cosa desideravo, e facendo poi regolarmente il contrario. Con lei io piangevo regolarmente, ed era esattamente quello che lei voleva. Piangevo prima, durante e dopo il clistere, piangevo perché non era mai uno solo, per il suo modo brutale di impartirli, sempre preceduti dalla frusta , alle volte bendato e spesso zittito con un due dita in bocca, e per le parole volgari con il quali li accompagnava. Non credo la caposala sapesse tutto questo , forse non lo avrebbe permesso e ringrazio Dio che a quel tempo non esistevano i telefonini per registrare. Solo quando sono diventato signorino ho realizzato che quei clisteri in realtà erano la dominazione di una femmina padrona che aveva saputo rendermi schiavo, nella assoluta obbedienza, come nessun altra. Di lei non ho più saputo nulla
Edited by TwiceFly - 1/5/2024, 12:42
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